Giappone: un megaimpianto eolico in Mongolia per uscire dal nucleare
Dopo aver dichiarato di voler rinunciare definitivamente al nucleare, il Giappone sta valutando tutte le possibili alternative capaci di garantire una fornitura elettrica stabile e sicura partendo da fonti di energia rinnovabili. Una delle proposte messe al vaglio riguarda la realizzazione di un enorme impianto eolico nella vicina Mongolia.
Tokyo: approvato un nuovo piano energetico per dire addio al nucleare
A circa due anni di distanza dal devastante tsunami che ha messo in ginocchio Fukushima, il Giappone ha deciso di rinunciare completamente all’energia nucleare, diventando così il terzo Paese (dopo Germania e Svizzera) ad intraprendere il lungo cammino verso la “denuclearizzazione”.
La Foresta Amazzonica diventa autostrada
Negli ultimi decenni i continui cambiamenti climatici e l’intervento umano stanno pian piano distruggendo le foreste pluviali mondiali, facendoci così autogol su autogol. Recenti studi hanno dimostrato che le foreste Africane sono le più resistenti ed adattabili, visti i 4000 anni di continui cambiamenti temprativi che hanno subito, non si può dire lo stesso per quella Amazzonica.
BP e la Russia, un idillio interessato
BP è presente in Russia dal 1990, con attività che riguardano sia il petrolio che il gas, per la produzione, la raffinazione, la vendita al dettaglio e per i lubrificanti. La TNK-BP è il marchio primario di BP in Russia, che opera come una società petrolifera ed una società del gas, gestendo un portafoglio diversificato tra Russia e Ucraina.
18 miliardi da pagare all’ Ecuador per Chevron
L’ingente somma da pagare da Chevron, colosso petrolifero, che nel corso di un ventennio ha inquinato gran parte della foresta Amazzonica presente in Ecuador, portando alla morte di animali ed all’ammalarsi di persone, situazione analoga a quella del Niger, dove però la giustizia ancora non ha potuto ancora agire.
Petroliera incagliata nel Grande Reef in Nuova Zelanda, è disastro
La petroliera Rena, incagliatasi nella grande Barriera Corallina in Nuova Zelanda lo scorso 5 Ottobre, si è spezzata. La nave che era in condizioni gravi da circa 3 mesi, lo scorso 8 Gennaio o si è spezzata a causa di una tempesta, rilasciando in mare oltre 100 tonnellate di carburante tra diesel e benzina verde.
Fuoriuscita di petrolio al largo della Nigeria, altra ferita per la Terra
1 anno ed 8 mesi dopo il disastro nel golfo del Messico provocato dall’esplosione della piattaforma della BP, una nuova rogna per l’ecosistema (già molto instabile) Nigeriano.
La marea nera della BP continua a fare danni
I giornali statunitensi hanno riportato ulteriori notizie di nuovi problemi di impatto ambientale causati dalla fuoriuscita di petrolio che ha avuto luogo durante la scorsa estate dalla piattaforma Deepwater Horizon.
Ancora problemi a Fukushima? (seconda parte)
Secondo una dichiarazione sul sito web del programma di gestione della crisi della centrale di Fukushima Daiichi, i lavoratori hanno scoperto che dell’acqua radioattiva è stata messa in un contenitore di scolo vicino a uno di quei dispositivi di depurazione, causando la perdita.
Ancora problemi a Fukushima? (prima parte)
La società che gestisce l’impianto nucleare giapponese, più tristemente noto, ha fatto sapere che altri danni ambientali sarebbero avvenuti poichè dal reattore nucleare giapponese sono fuoriuscite all’incirca 45 tonnellate di acqua radioattiva.
Riso, acqua ed ora verdure, Fukushima provoca la leucemia
Ricorderete quando tempo fa abbiamo parlato del riso contaminato a Fukushima e dell’acqua di raffreddamento bevuta dal parlamentare Giapponese, ora ad aggiungersi all’allegra combriccola ci sono le verdure coltivate nei pressi di Fukushima.
Il Giappone valuta la contaminazione
Otto mesi dopo il terremoto di magnitudo 9 e il conseguente tsunami che ha paralizzato il Giappone, con l’aggiunta del disastro della centrale nucleare Daiichi di Fukushima che ha vomitato materiale radioattivo per centinaia di chilometri, gli scienziati hanno tracciato mappe che mostrano la quantità delle ricadute di materiale radioattivo, ritrovata nell’ambiente nelle settimane dopo il disastro.
Legge anti-disastri
Una legge anti-disastro per evitare all’ Ue il rischio di una catastrofe ecologica come quella del Golfo del Messico. Questa è la proposta che arriva dalla Commissione europea, decisa a porre paletti di sicurezza più rigidi per l’industria di gas e petrolio offshore.
Il dopo disastro del Golfo
Il 20 aprile 2010, Macondo è esploso uccidendo 11 uomini e vomitando quasi 5 milioni di barili di petrolio in mare. L’esplosione ha anche rivelato che l’agenzia del Ministero dell’Interno, il Servizio di Gestione Minerali, con il compito di gestire il vasto settore energetico offshore, è stata afflitto da conflitti di interessi, risorse inadeguate e regolamenti deboli.