Un’ingordigia dei petrolieri che andrebbero ad attaccare con speculazioni sui prezzi internazionali?
Le associazioni dei consumatori continuano nelle loro critiche e alzano il tiro, ma l’Unione petrolifera, presenta all’opinione pubblica diversi studi specifici che indicano come non si dovrebbe dare la colpa ai propri associati.
Entrambe le parti chiamano a gran voce un intervento del governo, che rivesta il ruolo di arbitro: la cosa più sorprendente, però, è che proprio l’esecutivo dovrebbe fare i conti al suo interno, visto che secondo l’ufficio studi della Cgia di Mestre, specula sugli aumenti.
Tramite il fenomeno del “fiscal drag”, che in pratica consiste nel più alto prelievo che, in automatica, si ottiene su ciascun litro di carburante nel momento in cui si incrementa il prezzo industriale per mezzo dell’Iva percentuale, che incide anche sull’accisa: in questo modo il governo riesce ad ottenere delle, ovviamente molto gradite, entrate maggiori.
Lo stesso esecutivo aveva più volte manifestato l’intenzione di eliminare l’Iva drag, ma la norma in cui fu inserito il provvedimento due anni fa, non ha avuto attuazione.
Il Cgia di Mestre ha stimato che in questi ultimi quattro anni, constatando l’incremento del costo della benzina e del gasolio per autotrazione, l’erario italiano ha incamerato un extragettito di 3,8 miliardi di euro, per mezzo della più alta incidenza dell’Iva e delle accise.