La nota associazione ambientalista Legambiente nei giorni scorsi ha pubblicato il rapporto Mal’Aria industriale 2010, documento volto ad analizzare in maniera accorta e precisa, lo stato di salute dell’aria che respiriamo, rilevando la quantità di sostanze inquinanti presenti nell’aria.
Lo studio, come suggerisce in prima istanza già il nome, si focalizza soprattutto sui danni derivanti dall’immissione selvaggia nell’aria di sostanze dannose da parte, soprattutto, delle aziende che si posizionano tra le cause principali dell’inquinamento complessivo. In particolar modo emerge la responsabilità primaria dell’industria pesante, uno tra i principali motori dell’economia italiana, che emette nell’aria la maggiore quantità di veleni come metalli pesanti e diossine.
Sembra proprio che su queste due macrocategorie di veleni, l’Italia non tema paragoni, in quanto risulta essere tra le principali fonti inquinanti, difatti, leggendo i risultati pubblicati si evince che il nostro Paese detiene primati da record in fatto di emissione di veleni, a causa all’attività poco controllata dell’industria e in seconda istanza a causa del traffico stradale.
Questo rapporto getta numerose polemiche in merito al mancato adeguamento ad un piano di mobilità sostenibile che sia applicabile all’intero comparto dei trasporti pubblici che come sappiamo, lentamente si avviano ad un processo di riconversione ancora troppo distante nel tempo.
A quanto pare gli impianti più dannosi sono la raffineria Eni di Gela, l’acciaieria Ilva di Taranto, la raffineria Api di Falconara Marittima nelle Marche, l’area industriale di Augusta-Priolo-Melilli, l’area industriale di Milazzo e della Valle del Mela, il cementificio di Guidonia, il centro Oli di Viggiano nel potentino e via di seguito.
Ad un primo sguardo si può facilmente notare che si tratta di centri e impianti locati soprattutto nel sud Italia, e questo punta l’attenzione su un altro aspetto, ovvero sul fatto che la Nazione deve altresì cercare di adottare politiche di incentivazione ambientale soprattutto nel sud, zona ancora troppo poco attiva nel settore.