Come già anticipato in precedente articolo, quello delle imprese sociali del riuso e del riciclo sta diventano un fenomeno che sta spopolando in tutta Europa, rivelandosì così una valida alternativa non solo per fronteggiare l’attuale crisi economica, ma anche per dare un’ulteriore possibilità di reinserimento a persone a rischio povertà, con problemi mentali, ex detenuti e disabili. Tra i principali esponenti di tale tendenza, come non citare l’ormai famosissimo network Rreuse, che ad oggi conta oltre 22 membri in 12 paesi europei, grazie all’impegno di circa 40mila dipendenti a tempo pieno e di 110mila volontari.
“La missione delle imprese sociali è quella di creare lavoro, attraverso le attività di preparazione per il riuso, che comprende raccolta, selezione, riparazione, messa in vendita e in alcuni casi servizio post vendita – ha spiegato Paolo Ferraresi, amministratore di Rreuse – Il riuso genera decisamente più posti di lavoro rispetto all’industria del riciclo, che nel caso della categoria degli articoli elettrici ed elettronici diventa di circa dieci occupati contro uno.”
Tra i membri del Rreuse, che hanno deciso di dare il loro sostegno a questa importante iniziativa, compaiono anche nomi importanti, come la catena belga Kringwinkel, eccellenza del settore dell’arredamento, e quella francese ENVIE, già nota per il suo impegno nel recupero di apparecchiature elettroniche destinate come rifiuti. L’unico membro italiano è l’Associazione Orius, che già da qualche tempo si occupa della lavorazione degli scarti di materiali di costruzione.
Nonostante la mancanza di incentivi, la realtà delle imprese sociali del riuso e del riciclo potranno presto contare su nuove normative europee che consentiranno una diffiusione più massiva, grazie alla creazione di centri di raccolta dove la gente potrà portare gli oggetti di cui si deve disfare,