I ricercatori del MIT (Massachusetts Institute of Technology) hanno individuato un nuovo ed efficace metodo scientifico, mediante la separazione magnetica del petrolio dalle acque, per far fronte al problema dell’inquinamento causato dalle continue fuoriuscite di greggio. Questa nuova scoperta consentirebbe di ridurre notevolmente i costi e le risorse impiegate per le operazioni di pulitura delle acque contaminate, garantendo inoltre il riutilizzo del petrolio recuperato.
Gli esperimenti condotti dall’equipe di ricercatori guidata da Shahriar Khushrushahi del Dipartimento del MIT di Ingegneria Elettrica e Informatica, si basano sull’inserimento di nanoparticelle ferrose idro-repellenti all’interno del petrolio, che è miscela tipicamente priva di caratteristiche magnatiche. Tali nanoparticelle trasformano l’olio in un liquido magnetico noto con il nome di ferrofluido. Una volta effettuata la trasformazione, il ferrofluido potrà essere separato dall’acqua attraverso l’impiego di specifici magneti che attireranno la miscela nell’impianto di pompaggio, dove verrà lavorata al fine del riutilizzo.
Gli esiti positivi ottenuti da tali studi hanno reso possibile la realizzazione di un progetto, attualmente in attesa di brevetto, che potrebbe essere utilizzato per porre un freno al disastro ambientale causato dallo scoppio della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon. In seguito all’esplosione si sono riversati nella acque del Golfo del Messico milioni di barili di petrolio. A due anni di ditanza dal tragico evento ancora innumerevoli sono le sue conseguenze su flora e fauna e sulla salute delle popolazioni che vivono nelle zone colpite. Trattasi di danni difficili da limitare, visti anche gli interventi adottati di scarsa efficacia.
Il reportage definitivo di questa importante scoperta sarà ufficialmente presentato dal team del MIT in occasione della 13esima Conferenza Internazionale sui Fluidi Magnetici, che si terrà a New Delhi, in India, nel gennaio del 2013.