La Scozia verso l’indipendenza energetica grazie alle rinnovabili

pelamisUn importantissimo quanto audace progetto ha preso il via da qualche giorno in Scozia: produrre, entro il 2030, più energia di quella attualmente consumata, sfruttando l’energia prodotta da fonti rinnovabili, in particolare quella ricavata dal moto ondoso.

L’idea, a dir poco ambiziosa, è quella di sfruttare l’impetuoso moto ondoso dell’oceano Atlantico lungo le coste delle Isole Shetland, situate al nord della Gran Bretagna. A capo del piano, da 60 milioni di sterline – al cambio circa 70 milioni di euro – la società Pelamis, leader nel campo dell’energia da moto ondoso, e la compagnia energetica Vattenfall. Aegir, questo il nome del progetto dal nome del Dio norvegese del mare, prevede il posizionamento di 26 boe “Pelamis P2” che genereranno fino a 200 MW di potenza, in grado di coprire il fabbisogno energetico annuale di 13 mila famiglie.

Per l’inizio dei lavori manca semplicemente il permesso per la posa dei cavi sottomarini che collegheranno la stazione energetica alla terraferma, mentre la costruzione del primo convertitore di energia è già cominciata presso lo stabilimento di Leith: si tratta di grossi serpentoni di 180 metri di lunghezza, composti da 4 grossi tubi collegati tra loro da particolari giunture che racchiudono il sistema di generazione. La realizzazione di tutto porterà al paese un contributo, previsto dalla normativa scozzese sul Climate Change, per la riduzione delle emissioni di Co2 di circa il 42 % entro il 2020.

Un rapporto pubblicato all’inizio di quest’anno da una serie di organizzazioni non governative prevede per la Scozia un ampio margine di aumento della produzione di energia da fonti rinnovabili, in particolare si stima che essa arrivi tra 60 e il 143% del suo fabbisogno energetico entro il 2030!

1 Comment

  1. PICCININI RAOUL

    YES WE CAN – Spesso ci si dimentica dei sistemi che utilizzano il “moto ondoso”, anche perché l’Italia, (da questo punto di vista), ha la superficie maggiore a livello Europeo, anche se d’intensità ritenuta modesta. Fra le tecnologie più citate, ho a titolo d’esempio inserito due sistemi abbastanza rappresentativi, Pelamis e il Wave Dragon. Il Pelamis, il Wave Dragon, il Wave Roller, rappresentano, (anche loro), il corretto sistema per garantire alle tecnologie migliori di non emergere, sia in relazione al loro gigantismo, (rispetto al pugno di kW prodotti), sia in relazione alle errate affermazioni degli stessi tecnici e progettisti, che hanno pensato tali sistemi. È significativo che l’Eolico sia il loro sistema, (per produttività), di riferimento, ma l’affermare, sempre da parte loro, che ci vorranno ancora decine d’anni per competere in pratica con queste tecnologie Eoliche, francamente da veramente l’idea di una tecnologia, oltre che non matura, di un qualcosa che non ha sbocchi futuri, sia a breve che medio termine. Il mio punto di vista è totalmente discordante con le stesse affermazioni dei progettisti del nord Europa, quindi oltre che critico nei loro confronti, penso anche ad essere propositivo e vorrei far presente che una tecnologia come la nucleare, (prescindendo da tutte le problematiche), in relazione alla superficie occupata ed alle prestazioni dei reattori da 1 GW istantaneo, (per capirci un reattore sviluppa, – in linea teorico/pratica al 100% del suo funzionamento, 24 GW giornalieri), è l’unica tecnologia contro la quale nessun sistema di produzione energetico da fonte rinnovabile, (tantomeno i generatori Eolici sia su terra che off-shore), può competere, ma verso la quale ci si deve confrontare per avere sistemi che giustifichino la loro applicazione in mare, nel rispetto della conservazione naturale e per l’abbattimento della CO2. Penso che sul fatto di applicare una tecnologia altamente produttiva e rispettosa si possa essere tutti d’accordo, perciò, dato che il progetto esiste per competere in ambito di produttività col nucleare e che può essere ottimizzato nella sua applicazione in ragione dei siti d’installazione e loro moto ondoso presente, direi che è il momento di appoggiare tecnologie innovative e realmente performanti. Il progetto è ITALIANO e si chiama “TRITON”, è sviluppato per essere applicato in siti in cui la presenza del “MOTO ONDOSO” va da poche decine di centimetri, fino allo sfruttamento di onde anche di 15-20-30 metri, può resistere a Tzunami o Onde Anomale; questo consente lo sfruttamento totale del moto ondoso, anche in considerazione che in ambienti oceanici, siti molto estremi, c’è un moto ondoso che parte normalmente da 2 a 15 metri. Le produzioni elettriche del sistema “TRITON” iniziano dall’80/90%, (ad esempio in un sito con un’altezza minima d’onda di 1 metro), ad oltre il 120%, più alta è l’onda, più aumenta la produzione; ogni unità prevede, in questo caso, dinamo/generatori da 200 kW, con un galleggiante visibile in superficie che occupa 3-4 mq, le distanza a secondo del mare/oceano in cui sono istallati, può variare fra i 5 e i 20 metri fra boe, quindi per un MW istallato bastano 5 boe poche decine di metri quadri, fino ad un massimo di 400–500 mq per 1 MW. È quindi possibile impiegare la superficie a seconda delle necessità energetiche, ed in relazione al moto ondoso, senza emissioni di CO2, radiazioni, e con bassissimo impatto ambientale, con la possibilità di produrre almeno 1 GW per chilometro quadrato, quanto un reattore nucleare da 1 GW di ultima generazione a pieno regime. Man mano i sistemi vengono istallati immediatamente producono. I metodi per produrre energia elettrica da fonte rinnovabile, “MOTO ONDOSO”, esistono, sono maturi, producono realmente e, (non devono attendere decine d’anni), sicuramente lo faranno in maggior quantità solo quando l’attenzione sarà indirizzata su tali tecnologie meritevoli d’applicazione. Saluti a tutti, Piccinini G. Raoul. E-Mail: r.piccinini@kienergy.co.kr

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