Bioedilizia: il cemento “mangiasmog”

Lo sviluppo di tecniche costruttive capaci di favorire lo sfruttamento delle fonti rinnovabili è di primaria importanza nell’ambito delle politiche ambientali. Gli immobili di nuova generazione impiegano in maniera sempre maggiore impianti per la produzione di energia pulita, integrati architettonicamente, ma, soprattutto, materiali che permettano il risparmio dell’energia stessa. Proprio il recente aumento della domanda di materie prime particolari sta creando grande fermento nel settore della ricerca scientifica che, quasi quotidianamente, sforna novità da applicare al campo della bioedilizia. Abbastanza recente, ad esempio, è l’impiego del cemento “mangiasmog”: un materiale che grazie ad una reazione chiamata “fotocatalisi” riduce l’inquinamento atmosferico.

Questo innovativo cemento è stato impiegato, in via sperimentale, per la pavimentazione di una via di Segrate, comune in provincia di Milano, permettendo una riduzione del 60% degli ossidi d’azoto presenti nell’atmosfera, attirando l’attenzione di media internazionali del calibro di CNN o BBC. Il principio attivo che rende speciale questo materiale è chiamato TX Active, brevettato dalla bergamasca Italcementi, che sul suo sito dichiara: “i prodotti contenenti TX Active sono in grado di abbattere gli inquinanti organici e inorganici presenti nell’aria e conservano nel tempo la qualità estetica dei manufatti”.

Il fenomeno che accade è molto simile a quello della sintesi clorofilliana: “una sostanza, chiamata fotocatalizzatore, attraverso l’azione della luce naturale o artificiale, attiva un forte processo ossidativo che porta alla trasformazione di sostanze organiche e inorganiche nocive in composti assolutamente innocui. La fotocatalisi è quindi un acceleratore dei processi di ossidazione che già esistono in natura. Favorisce una più rapida decomposizione degli inquinanti evitandone l’accumulo”.

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