Un …..pattino di pattume?

Una vasta area denominata North Pacific Gyre, dove le correnti oceaniche provenienti da Asia, Nord America e dalle nazioni del Pacifico convergono, portando con loro tonnellate di detriti e spazzatura creano una… simpatica isola di pattume.

Alcuni sostengono che possa essere grande il doppio della Francia. Questa è una minaccia che rischia di innescare i più gravi disastri ecologici del nostro tempo. Si pensa che questa enorme zona di rifiuti di plastica raddoppi ogni dieci anni.

Tim Silverwood, ambientalista, regista e fotografo, australiano sta raccogliendo  fondi per unirsi un viaggio di ricerca attraverso l’Oceano Pacifico con un team di ricercatori internazionali per un viaggio al centro del Gyre.

L’ambientalista è rientrato a Sydney dopo aver partecipato a una spedizione internazionale attraverso il Pacifico settentrionale, dalle Hawaii al Canada, per documentare il North Pacific Gyre, un enorme vortice di immondizia galleggiante, composto soprattutto di plastica, che si è formato negli ultimi decenni entro un grande sistema di correnti rotanti

Una delle aree di ricerca è il rischio posto da minuscole particelle di materiale plastico, che risultano dalla suddivisione di grandi oggetti come bottiglie, una volta ingerita dai pesci possa ritornare sulle nostre tavole. Si possono trovare, queste piccole particelle, nella carne di alcuni pesci, tanto che  vi è la preoccupazione per il possibile impatto sulla catena alimentare, ma anche per  la salute umana.

Purtroppo il Grande Pacific Garbage Patch non è che  un monumento alla spazzatura, contenuto nell’oceano. Tim Silverwood  fa sapere che ”Se fosse un’isola si potrebbe andare lì e ripulirla, ma è  fisicamente impossibile da pulire”, proprio perché l’area manca di consistenza. Ha aggiunto che  ”La natura della plastica è di non essere biodegradabile, ma di degradarsi alla luce, diventando molto friabile”. Durante la traversata di 5000 km l’oceano aveva un aspetto normale, ma non appena i ricercatori hanno cominciato a setacciare sotto la superficie marina, hanno trovato innumerevoli frammenti di plastica.

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