L’Antitrust segnala al Governo alcune importanti irregolarità che negli ultimi anni stanno emergendo in maniera sempre più frequente nel settore della produzione attinente alle energie rinnovabili.
La causa principale sembra essere l’assoluto stato di confusione in cui regna la normativa impegnata a disciplinare il settore, che in mancanza di un’unica linea guida presente in tutto il territorio, si sviluppa in maniera difforme nelle varie regioni d’Italia.
In questo modo, la mancanza di un comune denominatore nelle regolamentazioni regionali ha favorito l’emergere di contesti normativi sensibilmente diversi che hanno favorito il determinarsi di ostacoli diretti e indiretti nell’accesso al mercato, oltre alla presenza di ingiustificate di scorrettezze e concorrenza tra operatori localizzati in diverse aree del territorio nazionale.
A tal proposito l’Antitrust chiede che tali vuoti normativi vengano tempestivamente colmati al fine di favorire il superamento di tali imponenti problemi che inevitabilmente continuano ad ostacolare in maniera più o meno intensa, il pieno sviluppo della produzione energetica green.
Sembra incettabile che nel 2010, mentre alte nazioni del contesto europeo consolidano i loro impianti presenti sul territorio già da anni, in Italia manchi ancora un quadro legislativo chiaro ed unico a cui tutte le regione possano confarsi in maniera chiara.
Inoltre sarebbe auspicabile che il governo miri a fissare nel minor tempo possibile, delle linee guida volte altresì a fissare l’importo massimo degli oneri istruttori che i Comuni possono richiedere, calcolandolo non in maniera fissa ma bensì in base alla produzione annua, in modo da poter proteggere anche i piccoli impianti solitamente schiacciati.
Si reclama, insomma, un quadro normativo che sappia rendere piani e tariffe chiare e trasparenti che sappiano guidare le Regioni verso l’adozione di misure uniche e uniformi in tutto il territorio.
