I fattori principali di una crisi energetica sarebbero:
– la crescita continua dei consumi energetici, non solamente nel mondo occidentale ma anche nei paesi in via di sviluppo (che hanno un tasso di crescita notevolmente superiore a quello della media mondiale)
– il progressivo depauperamento delle riserve di combustibili fossili
-le frequenti crisi politiche che colpiscono alcune regioni del mondo, che agiscono sull’aumento dei prezzi dei combustibili fossili
La ricerca scientifica ha trovato alcune possibili fonti energetiche naturali di energia da affiancare ai combustibili fossili. Tra le fonti che sono state individuate, presenta un aspetto rilevante la fonte geotermica, che nel nostro paese risulta idonea ad una vasta gamma di impieghi, dalla produzione dell’energia elettrica all’uso diretto del calore per applicazioni civili ed industriali. Per energia geotermica si intende l’energia contenuta sotto forma di calore nell’interno della Terra.
L’energia geotermica è l’energia generata per mezzo di fonti geologiche di calore e può essere considerata una forma di energia rinnovabile, basato sullo sfruttamento derivato dal calore naturalepresente negli strati più profondi della crosta terrestre. All’interno alla Terra, si trovano elementi radioattivi in decadimento nucleare naturale, che provoca l’accumulo di “sacche” di energia calorica. Penetrando in profondità nella superficie terrestre, la temperatura diventa gradualmente più elevata, aumentando mediamente di circa 30 °C per km nella crosta terrestre e nel mantello e all’incirca di 80 °C/km nel nucleo. La prima utilizzazione di queste forma di energia al fine di produrre energia elettrica avvenne nel 1904 in Italia.
All’interno della Terra è contenuta una notevole quantità di calore, praticamente inesauribile. Attualmente l’energia geotermica costituisce oggi meno dell’1% della produzione mondiale di energia. Il motivo principale di questo scarso impiego, nonostante si stimi una presenza notevole di energia calorica all’interno del nostro pianeta, è che i giacimenti di questa energia sono sparpagliati per il globo ed a profondità eccessivamente elevate per un agevole sfruttamento. Questo calore “imprigionato” nella Terra è quindi disperso, raramente concentrato e difficilmente raggiungibile. Il calore viene dissipato con continuità verso la superficie, ma ia suoi effetti sono spesso impercettibili. Esistono alcuni punti della crosta terrestre, in cui il gradiente termico suoera i 3 °C ogni 100 metri, a profondità accessibili tra 1 e 4 km, dovute alla presenza di sacche magmatiche, fluide o in raffreddamento, a profondità maggiori. L’accumulo di calore può non essere causato da sacche magnatiche, ma essere anche dovuto a particolari situazioni idrogeologiche. I fluidi geotermici sono genererati prevaletemente da acqua piovana penetrata nel suolo durante la storia del pianeta, che si è riscaldata a contatto di rocce calde e permeabili. In questo modo si formano serbatoi di acqeu calde, che possono giungere fino a 300 °C. I fluidi geotermici possono raggiungere spontaneamente la superficie dando luogo a manifestazioni geotermiche naturali (quali sorgenti calde, geyser, fumarole….), più spesso i fluidi caldi restano chiusi in serbatoi naturali impermeabilizzati dai terreni che li circondano.
L’impiego di quest’energia comporta vantaggi come l’inesauribilità a tempi brevi, se sfruttata in modo razionale con un minor inquinamento dell’ambiente circostante. Un inquinamento non viene escluso nemmeno dalle sacche geotermiche, in quanto vi è l’immissione nell’area di elementi tossici, presenti nei fluidi geotermali. Per tale motivo le aree geotermiche sono sottoposte a verifiche ambientali annuali.
I fluidi geotermici possono essere estratti con pozzi profondi qualche chilometro e successivamente utilizzati per generare energia elettrica (che può essere trasportata anche molto lontano dal punto di generazione) o per riscaldare (da impiegare vicino al luogo di esstrazione, non più di qualche chilometro). Le fasce in cui sono localizzate questi serbatoi di energia geotermica sono le zone calde della crosta terrestre, prevalentemente nella cosiddetta Cintura del Fuoco, dove il vulcanismo è attivo.