L’Unione Europea ha deciso di consentire l’impiego del cadmio nella produzione di pannelli fotovoltaici, eliminando il divieto che vigeva e che vedeva tale sostanza inserita in una lista di materiali pericolosi. La decisione verrà valutata, dal punto di vista economico e, soprattutto, ambientale, nel 2014, anno in cui saranno verificate le conseguenze della scelta che sarà prorogata o annullata.
La normativa 2002/95/CE, comunemente chiamata RoHS, acronimo di Restriction of Hazardous Substances, è stata modificata solo per quanto riguarda gli impianti fotovoltaici perché non si tratta di elettronica da uso domestico e, come affermato da Christoper Burghardt della First Solar: “Tutti gli impianti fotovoltaici sono professionalmente installati su tetti, e sono disinstallati dopo l’utilizzo, per essere raccolti e riciclati professionalmente”.
La modifica, seppur non di fondamentale importanza, poiché la maggior parte delle aziende del settore hanno saputo rimpiazzare il cadmio con materie prime alternative, altrettanto performanti e meno inquinanti, sarà comunque interessante per le aziende che decideranno di adottare il tanto vituperato metallo, dimostrando che l’attuale tecnologia produttiva, installatrice e di smaltimento è totalmente sicura e scevra di rischi ambientali.
Proprio per quanto riguarda la dismissione degli impianti, infatti, molte aziende produttrici di moduli fotovoltaici, partecipano al programma PV Cycle, che garantisce il riciclo di ben l’80% dei componenti impiegati: come recita lo slogan “Making the photovoltaic industry Double Green“.