Scarti delle mele per produrre scarpe e fazzoletti, è questa l’ultima frontiera della Frumat srl, piccola azienda di Bolzano
Ultime news dal mondo della sostenibilità ambientale. Dopo avervi parlato della pellicola biodegradabile realizzata in chilosano, oggi vi annunciamo che gli scarti delle mele saranno riciclati per produrre scarpe e fazzoletti. Ma vediamo i dettagli della notizia.
In 5 anni il quantitativo di scarti della lavorazione industriale delle mele utilizzato per realizzare prodotti ecosostenibili è passato da 0 a 30t./mese. I risultati sono stati sorprendenti e dagli iniziali esperimenti che richiedevano il reperimento dei primi, magari scarsi quantitativi di scarti reperiti in qualche azienda melicola che in Alto Adige sono particolarmente numerose, si è arrivati a oggi, con diverse imprese che lavorano questo tipo di rifiuto alimentare trasformando una media di 30 tonnellate/mese prodotto. Ma è ancor più sorprendente scoprire quello che se ne ricava. “Il primo prodotto che abbiamo realizzato è stata la cartamela – spiega Hannes Parth – un prodotto creato con pura cellulosa arricchita con gli scarti di lavorazione delle mele che dopo la l’iniziale produzione di carta igienica, oggi trova diverse declinazioni sia come rotoli da cucina, fazzolettini da naso, scatole per il packaging. La ricerca e le sperimentazioni però non si fermano e ora l’azienda è impegnata nella realizzazione della ‘pellemela’, un prodotto ottenuto sempre dagli scarti di lavorazione delle mele ma destinato alla legatoria, alle calzature e ai rivestimenti di divani e sedie. L’attività di Frumat si concentra nella ricerca e nello sviluppo di prototipi che, dopo essere stati opportunamente testati, vengono realizzati a livello industriale.”
L’Italia sta dimostrando un particolare interesse verso i processi di trasformazione in materie prime ottenute da sottoprodotti e scarti di lavorazione alimentare. Si sta infatti riscontrando un notevole interesse da parte dei fruitori di questi prodotti ecosostenibili non solo a livello nazionale, ma anche oltreconfine dove, in Paesi come la Germania, l’Austria, la Svizzera e la Francia la sensibilità verso queste produzioni ha radici ben più antiche rispetto a quelle italiane.