Un vero e proprio putiferio: questo è quello che sta succedendo nel settore dei carburanti. Ci sono tre soggetti che stanno occupando la scena: le associazioni dei consumatori che non smettono di lanciare l’allarme contro il rincaro dei prezzi, la Figisc-Confcommercio (ovvero la federazione italiana gestori impianti stradali carburanti), che evidenzia svariati errori nel calcolo degli aumenti del prezzo della benzina, effettuato dalle associazioni che tutelano i consumatori.
Infine c’è il governo, che è sul punto di discutere un decreto legge per riformare proprio tale settore.
Cominciamo dalle associazioni dei consumatori: la difesa, forte e decisa, contro il livello dei prezzi, che sale nonostante i listini siano bloccati, è senza dubbio legittima.
I petrolieri dal canto loro, rispondono per le rime alle polemiche sollevate da Codacons, giudicando le critiche, come “infondate”, sottolineando come in realtà non esista nessuna stangata sotto le vacanze di Pasqua, ma come, anzi, i prezzi rimangono fermi da oltre due settimane, in linea con le quotazioni internazionali.
Per il presidente di Figisc-Confcommercio, Luca Squeri, l’aumento denunciato di 10 centesimi sul prezzo del carburante è frutto di calcoli sbagliati e della volontà di gettare un timore ingiustificato tra i cittadini.
I Consumatori ovviamente non ci stanno e chiedono di intervenire alle Procure e all’Antitrust, con l’invio addirittura della Guardia di Finanza, per mettere sotto sequestro gli impianti.
In ogni caso il governo è pronto a metter mano ai decreti legge, per rinnovare un settore in evidente difficoltà, soprattutto dal punto di vista amministrativo e burocratico.
Come sottolineato da Stefano Saglia, sottosegretario allo Sviluppo economico, occorre una riforma che vada a ritoccare, azzerandola, la differenza che intercorre tra il prezzo della benzina in Italia e negli altri paesi facenti parte dell’Unione Europea.