Greenpeace: i dieci motivi per cui dire no al nucleare

La nota associazione ambientalista Greenpeace ha stilato una lista dei dieci motivi per cui bisogna osteggiare l’uso del nucleare nella produzione delle energie.

Un decalogo volto a spiegare e a informare i cittadini dei rischi che questo potrebbe portare in Italia,  in seguito ad un sua eventuale reintroduzione nel mercato.

Il primo punto a sfavore è certamente legato alla pericolosità di quest’ultimo,  tragedie collettive come quelle di   Cernobyl sono la prova tangibile dei rischi in cui si può incorrere scegliendolo come fonte produttiva.

Tra tutte le fonti di energia,  il nucleare è certamente quella più sporca, in quanto produce una serie di scorie radioattive che restano tali dai 200 ai 300 anni,  e pare non sia stato ancora individuato un sistema per renderle innocue.

I dati inerenti alla fornitura di posto di lavoro sono molto scarsi,  pari al 10-15% in meno rispetto al numero raggiunto da altri sistemi alimentati da fonti alternative.

Non da meno i costi,  in quanto pare che le spese relative allo stoccaggio e alla manutenzione degli impianti mantengano degli standard poco convenienti.

Non rappresenta un investimento efficiente,  in quanto altre fonti garantiscono entro il 2020 una produzione di quasi 150 miliardi di kilowattora, circa 3 volte in più rispetto al nucleare.

Non influirà sulla tutela dei climi,  in quanto le centrali saranno attive dopo il 2020 mentre servono misure celeri e veloci in grado di ridurre le emissioni di gas serra.

Non fornisce una vera indipendenza energetica,  in quanto si continuerebbe a importare petrolio,  dato riscontrato anche in Francia  leader del nucleare,  che continua a registrare consumi procapite di petrolio superiori a quelli italiani.

Non è una risorsa illimitata,  in quanto destinata ad esaurirsi entro poche decine di anni.

Non gode del favore dell’opinione pubblica che ha manifestato il proprio dissenso votando “no” al referendum indetto anni addietro.

Ultimo punto è rappresentato dalla pericolosità percepita. Alcuni sostenitori hanno affermato che essendo l’Italia circondata da reattori nucleari,  il rischio percepito non è minore rispetto ad un’eventuale istallazione sul territorio,  tesi sbagliata in quanto la lontananza risulta essere direttamente proporzionale alla potenzialità del rischio.

Comments

No comments yet. Why don’t you start the discussion?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *