L’Ad di Eni Paolo Scaroni è intervenuto al convegno “A new multilateral dimension in the age of Obama: from the Mediterranean to the greater Middle Est”, organizzato dalla Fondazione Italianieuropei, delineando un quadro della situazione gas in Europa.
Il top manager italiano ha individuato nella Turchia il punto nodale della questione, in quanto già membro a tutti gli effetti dell’unione europea per quanto riguarda le politiche energetiche. “La commissione europea non deve dimenticarlo quando disegnerà le nuove politiche.” ammonisce Scaroni.
Il nodo focale del problema approvvigionamenti dell’Europa risiede nella Russia. Contrariamente a quanto si crede, l’UE importa solo il 25% del gas dalla Russia, il 25% è di produzione interna, il 16% è importato dalla Norvegia mentre il 15% dall’Algeria. Il resto da Libia, Nigeria, Egitto e dai paesi dell’Asia centrale. E Allora?
La questione, secondo Scaroni, sta nel fatto che, mentre alcune nazioni come la Spagna non importano gas dalla Russia, ce ne sono altre che sono quasi totalmente dipendenti da essa, come a esempio la Finlandia, la Bulgaria, la Lettonia, la Slovacchia. Questo squilibrio genera situazioni per cui ci saranno paesi che continueranno a stare bene e altri che continueranno a stare al freddo, magari costretti a chiudere le fabbriche.
Nelle parole dello stesso Scaroni, il problema “non deriva tanto dal fatto che ci arriva molto gas dalla Russia quanto dall’incapacita’ dell’Europa di dotarsi al proprio interno di un sistema di interconnessione capace di far arrivare il gas dove ce ne e’ piu’ bisogno e da dove costa meno. Una maggiore interoperabilita’ aumenterebbe la nostra sicurezza energetica e ridurrebbe i costi dell’energia”.
Inoltre l’Europa avrà sempre più bisogno di gas, e dovrà essere veloce e decisa nella realizzazione di nuovi progetti, soprattutto nell’area del Mar Caspio, dove è fortissima la concorrenza della Cina, nazione in forte espansione e notoriamente molto efficiente.