L’inverno artico scorso abbiamo avuto un nuovo buco mobile nello strato di ozono. I rapporti degli scienziati hanno comunicato che la distruzione chimica dell’ozono si verifica su entrambe le regioni polari nel periodo invernale e primaverile. Erano gli ultimi decenni del secolo scorso, quando si è cominciato a parlare ed a preoccuparsi per lo strato dell’ozono che ci protegge.
Qualcosa è stata fatta, tuttavia le sostanze che hanno cusato il celeberrimo buco nell’ozono rimangono nell’atmosfera per decenni. In Antartide, il buco nello strato d’ozono è causato dalla rimozione completa dell’ozono stratosferico. Nella regione artica, invece, la perdita di ozono è molto variabile ed è stata fino ad ora molto più limitata.
Per la prima volta si è notato che la distruzione chimica dell’ozono sopra l’Artico, nei primi mesi del 2011, ha raggiunto livelli record, paragonabili a quelli del buco dell’ozono sopra l’Antartide. Questo fenomeno è stato causato da condizioni insolitamente fredde e di lunga durata nella stratosfera artica inferiore, che ha portato ad una persistente azione distruttiva dell’ozono da parte delle forme di cloro. Si è così avuta una perdita di ozono senza precedenti, che ha superato l’80 per cento in uno strato di 18-20 chilometri di altezza. I risultati degli studi mostrano che i buchi di ozono artico sono possibili anche con temperature molto più miti rispetto a quelle dell’Antartide.
Il buco sull’Artico è proprio come il buco sul Polo Sud di cui abbiamo sentito a scuola o in televisione, ma è potenzialmente più dannoso per gli esseri umani poichè viviamo a latitudini settentrionali. Sappiamo che senza ozono, le radiazioni potrebbero interferire con il DNA delle forme di vita sulla Terra. Al momento, però, non si può prevedere quando grave sia tale impoverimento dell’ozono artico.