La questione dei rifiuti è diventato ormai una problematica quasi del tutto risolta, almeno teoricamente. Riciclo e smaltimento mediante inceneritori rappresentano le soluzioni più comuni, e quindi più utilizzate, per liberarsi in maniera corretta della spazzatura prodotta dall’uomo. Nonostante ciò, ci sono alcune categorie di rifiuti i cui metodi di gestione sono ancora in parte o totalmente ignoti. Tra queste quelli prodotti dagli astronauti durante le missioni spaziali. A tale proposito, gli ingegneri della Nasa Ames Research Center della California hanno studiato e messo a punto uno meccanismo alquanto particolare capace di trasformare tutti i rifiuti spaziali in vere e proprie piastrelle.
Questo singolare e insolito progetto ha come obiettivo quello di creare un sistema chiuso in cui tutto il pattume prodotto dagli astronauti possa essere riciclato evitando, o quanto meno limitando, effetti negativi sull’ambiente. Infatti, grazie ad uno speciale compattatore di rifiuti, la spazzatura prodotta in un solo giorno potrà essere riutilizzata (senza incenerirla) per realizzare una mattonella circolare di 20 cm di diametro e 0,27 cm di spessore. Il prodotto di tale trasformazione, oltre a rendere le navicelle più vivibili e autosufficienti, può essere impiegato come scudo anti-radiozione in quanto composto principalmente da rifiuti di imballaggi in plastica.
“L’idea – ha spiegato la ricercatrice Maria Hummerick – è di produrre queste piastrelle, e, qualora i componenti polimerici fossero presenti in quantità sufficienti, si potrebbe effettivamente impiegarle come schermatura solare.”
L’efficienza di questo ambizioso meccanismo progettato dalla Nasa non è stata ancora dimostrata. Il dubbio principale da sciogliere riguarda l’eventuale presenza di particolari microrganismi nocivi agli astronauti. Tale ostacolo potrebbe essere facilmente aggirato considerando le elevate temperature raggiunte dal compattatore (tra 300 e 350 gradi Fahrenheit).