Il 2012 è stata di sicuro una pessima annata per il settore del fotovoltaico e non solo. La crisi finanziaria e il Quinto Conto Energia hanno fortemente penalizzato le aziende produttrici italiane, provocando il fenomeno del crollo dei prezzi e la conseguente perdita di sei mila posti di lavoro. Ma l’Italia non è l’unico Paese a subire gli effetti negativi verificatisi lo scorso anno. A farne le spese anche la competitiva Cina, che nel 2012 ha duvuto fare i conti con una vera e propria “strage di aziende“. La notizia giunge dall’ENF Solar, che (come ogni anno) ha attuato un censimento per verificare lo stato di salute delle imprese mondiali produttrici di silicio, mannelli e moduli fotovoltaci.
Secondo i dati raccolti, la Cina attualmente può contare su un totale di 704 aziende. Un numero decisamente inferiore rispetto al record delle 901 imprese raggiunto nel 2011 (circa 200 in meno in un solo anno). Il motivo di questo fenomeno bisogna ricercarlo nella sovrapproduzione e nel calo dei prezzi dei moduli fotovoltaici al silicio cristallino. Infatti, a dicembre 2012 si è passati agli 0,68 €/Wp del 2011 agli 0,48 €/Wp, costringento in questo modo, centinaia di imprenditori a chiudere i battenti e ad uscire dal mercato delle rinnovabili a causa dei costi divenuti ormai insostenibili.
Il risultato del censimento dell’ANF Solar non scoraggia però la Cina. Grazie al fallimento delle aziende più deboli, il peso della sovrapproduzione potrà essere alleviato e il governo di Pechino, nel corso nel 2013, potrà portare avanti con maggiore serenità i lavori previsti per il raggiungimento del tanto ambito obiettivo: arrivare ai 20 GW entro il 2015.