Secondo l’Anev, l’associazione nazionale energia del vento, nel 2020, nel settore dell’eolico ci potranno essere ben 66.000 i lavoratori che operano nell’ambito di pale e turbine eoliche e relativi impianti e gestione.
Ad affermarlo è il vice presidente dell’associazione, Paolo Tabarelli de Fatis, intervenuto in un dibattito tenutosi a Torino presso la Festa Nazionale dei Giovani Democratici. I dati derivano da uno studio, su quello che sarà il futuro dell’occupazione italiana nell’ambito dell’eolico, effettuato dalla stessa Anev insieme alla Uil.
Si stima infatti che se venissero realizzati i 16.200 MW di impianti in progetto, entro il 2020 il dato occupazionale raggiungerà effettivamente le 66.010 unità, un livello certamente eccellente ma che non tiene conto di quelli che possono essere i risvolti politici ed economici che ci potranno essere nel frattempo. La manofra finanziaria potrebbe avere infatti, insieme alla Robin Tax, come conseguenza un taglio del 10 % su quelli che possono essere i ritorni economici derivanti dall’eolico.
In questo modo però si mettono a rischio ben 10 miliardi di investimenti che sono in programma per il prossimo quinquennio nel settore eolico. A tal proposito il vicepresidente dell’Anev, ha continuato il suo discorso dicendo: “può nascere solo da fatti concreti che al momento non sembra si stiano adottando nel nostro Paese. La manovra economica che drasticamente colpisce il settore energetico e quello delle rinnovabili non è un buon segnale per guardare a un futuro verde del nostro Paese”.
Si tratta quindi di benzina sul fuoco per una manovra economica che ha suscitato rabbia e indignazione in ogni settore dalla pubblica amministrazione agli industriali, senza contare i tagli agli incentivi che non più di un anno fa il settore delle rinnovabili aveva subito.