Continua la diatriba innescata dalla Comunità Europea contro il fotovoltaico Made in Cina. Dopo la dichiarazione del ministro delle finanze cinese circa la diminuzione di Iva e tariffe doganali, che ha decisamente allegerito i toni della contesa, l‘Alliance for Affordable Solar Energy (AFASE) ha deciso di esprimere la propria opinione in merito. La coalizione, che conta oltre 350 società dell’industria del Fotovoltaico comunitario, ha mostrato la sua apprensione (condivisa anche dalle maggiori associazioni italiane del fotovoltaico, GIFI, APER e Assosolare) per i possibili danni economici provocati dai dazi imposti dall’Europa al mercato delle rinnovabili cinese.
Attraverso una lettera aperta inviata all’UE e contenente oltre 1000 firme apposte dai rappresentanti delle aziende europee, AFASE ha dato voce alla preoccupazione in vista dell’esito dell’inchiesta antidumping e antisovvenzioni intrapresa da Bruxelles. La richiesta, fatta per evitare gravi ripercussioni sul settore, è molto chiara: imporre misure punitive sull’export cinese.
Tra le firme allegate alla lettera, la maggior parte appartiene a produttori italiani e tedeschi. Ma nonostante la corale partecipazione dei rappresentanti del settore fotovoltaico, bisogna dire, che per raggiungere la soglia dei 1000 (il numero dei prottori attivi nel mercato europeo e decisamente inferiore), AFASE si è avvalsa anche della sottoscrizione di grossisti, commercianti e di semplici installatori di fotovoltaico, probabilmente per rendere maggiormente l’idea dell’atmosfera che si respira.
“Non ci sarebbero vincitori, ma solo perdenti a danno dell’intera industria del solare dell’Unione Europea – scrive Wouter Vermeersch, amministratore delegato della belga Cleantec Trade – Il danno ai fornitori a monte e a valle (che contano per il 70% della filiera del fotovoltaico nell’Unione Europea) supererebbe i benefici per i produttori di fotovoltaico europei.”