Le nanoparticelle non sono solamente i particolati

Le nanoparticelle sono semplicemente delle particelle di natura varia che hanno dimensioni di miliardesimi di metri e sono di grande interesse scientifico dato che costituiscono una sorta di ponte tra materiali grossolani e le strutture atomiche o molecolari. Il materiale di grandi dimensioni avrebbe proprietà fisiche costanti rispetto alla sua dimensione, ma spesso sono state osservate proprietà dipendenti dalla dimensione, quando si giunge sulla scala del nanometro.

Con il termine nanoparticella si identificano quindi particelle formate da aggregati atomici o molecolari con un diametro compreso indicativamente fra 2 e 200 nanometri (nm). Per dare un’idea dell’ordine di grandezza, le celle elementari dei cristalli hanno lunghezze dell’ordine di un nanometro; la doppia elica del DNA ha un diametro di circa 2 nm. A volte il termine nanoparticelle è utilizzato per indicare il particolato ultrafine (in particolare le singole particelle discrete componenti le nanopolveri). In campo farmaceutico può esserci capitato di incontrare le nanosfere o nanocapsule, che sono sistemi particelle impiegate per la veicolazione dei principi attivi particolarmente citotossici o con rilevanti problemi farmacocinetici.

Quando un corpo estraneo entra in un organismo, questo viene subito bloccato dal sistema immunitario e, nel caso di sostanze organiche (batteri o virus), vengono scisse in componenti più semplici ed eliminate; quando invece il corpo estraneo è inorganico, a questione si complica perché quella particella estranea non può essere eliminata e diventa tanto più nociva quanto più è piccola, perché può riuscire ad eludere meglio le difese dell’organismo ed entrare più in profondità. Il corpo quindi produrrà una sorta di capsula (granuloma) al cui interno rimarrà per tutta la vita dell’individuo questo corpuscolo. Il fatto di per se non sarebbe nemmeno grave, se non per il fatto che questi granulomi che vengono a formarsi, sono infiammatori ed alla lunga possono dare origine anche alla formazione di tumori.

La nanoparticelle si formano naturalmente, tramite processi fisici meccanici ed è possibile ritrovarli ad esempio nella sabbia, ma anche il mare ed i vulcani sono dei produttori di nanoparticelle. L’uomo però ne produce in quantità ben maggiori a partire da processi quali la frittura, saldatura, il fumo, le frenate delle auto e l’utilizzo delle stesse auto che provoca usura di pneumatici ed asfalto. Tra le altre fonti di nanoparticelle ce ne sono alcune che hanno dell’incredibile: il talco, proprio per la presenza di polvere così fine contiene una elevata quantità di nanoparticelle ed è quindi molto pericoloso per la salute (in diversi studi è stata rilevata la presenza di talco in numerosi tumori ai polmoni , ecco perchè il talco è stato equiparato all’amianto). Le gomme da masticare contenenti silicio (i famosi “microgranuli”, per intenderci) che a loro volta vengono ingurgitati, passano nel sangue e rimangono nell’organismo. Le infiltrazioni contenenti particelle di oro (antinfiammatorio) che a volte vengono prescritte a pazienti per disturbi alle giunture (perchè le particelle potrebbero finire nel fegato e causare tumori, per ironia della sorte, mentre si guarisce da una parte, si mina la salute del paziente dall’altra). O la sindrome dei Balcani, che non è causata dall’uranio impoverito ma dal fatto che questo elemento provoca temperature elevatissime che vaporizzano quanto incontrano, creando molte micro e nanoparticelle. Oppure la sindrome delle Torri Gemelle: tutte le polveri che si sono sollevate hanno contaminato le persone sopravvissute, i soccorritori e gli altri abitanti. Il filtro antiparticolato per le autovetture promosso anche dall’Unione Europea che servirebbe a trattenere le polveri sottili che si sviluppano durante la combustione nei motori, grazie all’insufflazione di ossido di cerio che agglomera le particelle più piccole in forme più facilmente trattenibili dal filtro stesso. Ma fosse così semplice, dopo 200-300 Km il filtro sarebbe intasato, per cui le case costruttrici fanno funzionare il filtro solo in zona urbana (il motore si accorge della differenza perchè varia la velocità, il numero di giri ecc), mentre in zone extraurbane lo stesso ossido funziona come disgregatore delle particelle precedentemente formate creando, invece delle PM10, delle PM2.5 o minori che sono più piccole e quindi più nocive, ma che non vengono rilevate perchè tutt’ora si misura solo il PM10 (l’ostacolo del PM10 è stato aggirato riducendone le dimensioni ed aumentandone la patogenicità).

Tutte queste particelle che girano per l’aria si depositano anche sulla frutta e verdura, sui preparati che da essi derivano e su quello che mettimo nel piatto.

Quanto raccontato non ha uno scopo “terroristico”, ma vuole informare e far capire che non possiamo aggirare i problemi facendo i furbi. I problemi vanno affrontati e risolti se non vogliamo creare situazioni anche peggiori.

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