Il quadro normativo dice che le risorse idrominerali sono un bene pubblico, fanno parte del patrimonio indisponibile della regione e il loro uso deve essere improntato all’interesse pubblico. Allora come mai le industrie dell’acqua pagano l’impiego delle risorse idriche qualcosa come cento volte meno di quello che paga un normale cittadino per l’acqua del rubinetto?
In calce su alcune delle concessioni per lo sfruttamento dell’acqua «regalate» ad alcune famose minerali figuri la scritta in perpetuo: significa che alcune multinazionali possono accumulare miliardi vendendo l’acqua di tutti, per sempre, come la San Pellegrino (di proprietà della Nestlé), una delle acque più famose nel mondo, che fino al 2002 pagava 5 milioni e 270 mila lire all’anno per la concessione; e fanno quasi impressione i 33 milioni e 464.500 lire all’anno sborsati per imbottigliare la Levissima (ancora Nestlé). In Lombardia qualcosa di buono è stato fatto infatti oltre al tradizionale canone stabilito sulla base dell’estensione dell’area di concessione è stato imposto un importo proporzionale alla quantità di acqua imbottigliata. Una lira al litro la tassaregionale sull’imbottigliamento. Due conti: se nel 2001 la Lombardia incassava dalle industrie delle acque minerali 260 milioni di lire l’anno, da luglio 2003 incassa 1 milione e mezzo di euro. Veramente poco, tenendo conto del business che ci sta dietro. Tanto più che oggi le industrie pagano alla Regione solo l’acqua imbottigliata (3 miliardi di litri) senza sborsare alcunchè per gli altri 7 miliardi sprecati nelle fasi di lavorazione.
Ogni regione ha una normativa tutta sua per disciplinare il settore delle minerali sul proprio territorio e stabilisce autonomamente le tariffe. L’adeguamento dei canoni sulla base degli indici Istat è adottato ogni biennio o triennio, con provvedimento amministrativo.
Basilicata: 51,60 euro per ettaro in concessione (con un minimo di 5160 euro) più 0,30 euro a mc di acqua imbottigliata
Campania: 32,87 euro per ettaro in concessione
Emilia Romagna: 10,33 euro per ettaro in concessione (con un minimo di 774,69 euro)
Lazio: 61,97 euro per ettaro in concessione (con un minimo di 2.580 euro)
Liguria: 5,01 euro per ettaro in concessione
Lombardia: 25,00 euro per ettaro in concessione più un “diritto proporzionale alla quantità di acqua imbottigliata” di 0,51 euro ogni mc di imbottigliato
Piemonte: 20,65 euro per ettaro in concessione (con un minimo di 2.582,28 euro)
Sardegna: 32,10 euro per ettaro in concessione
Toscana: 63,50 euro per ettaro in concessione (con un minimo di 3.167 euro)
Umbria: 50,00 euro per ettaro in concessione più un diritto annuo commisurato alla quantità di acqua imbottigliata di 0,50 euro ogni mc di imbottigliato
I dati presentati dimostrano che le risorse regionali sono sotto pagate in relazione al business che sottende. Si potrebbe fare molto di più, come per esempio, far pagare il prelevato e non solo l’imbottigliato, abrogare le concessioni perpetue, adottare norme antitrust e disincentivare l’utilizzo delle bottiglie di plastica (in Lombardia si vendono 562 milioni 891.000 bottiglie di vetro contro 1 miliardo 936.410 bottiglie di plastica). Le bottiglie di plastica saranno comode ed economiche per chi imbottiglia, ma lo smaltimento di tutta la plastica impiegata è a carico della collettività. Secondo alcune relazioni i soldi delle concessioni delle fonti non basterebbero neppure per pagare un decimo di quanto occorre per liberarsi dei vuoti (5 miliardi di bottiglie ogni anno, che arrivano sui punti vendita con 280 mila viaggi su Tir, per tacer dell’inquinamento…). E chissà cosa direbbero i consumatori se sapessero che esistono acque così scadenti che ci sono aziende produttrici di plastica che acquistano le fonti solo per vendere le bottiglie.