In Italia sono in vendita circa 260 marche di acque minerali. Un giro stimato di 10 miliardi e 200 milioni di litri all’anno per 38 milioni di italiani (65 % della popolazione per 270 litri a testa). Il fatturato è di circa 2840 milioni di euro.Un valore tra i più alti al mondo.
La legge italiana è, paradossalmente, molto più permissiva nei parametri di qualità per le acque in bottiglia, rispetto a quelle del rubinetto: per esempio per le acque in bottiglia non c’è l’obbligo di segnalare in etichetta una eventuale presenza di ammoniaca, nitriti, nitrati, manganese, nichel, rame, zinco.
Per quanto riguarda l’arsenico, il mercurio, il piombo, l’antimonio e il cadmio c’è l’obbligo di segnalare la presenza solo quando nell’acqua minerale si raggiungono concentrazioni considerate velenose. Da una analisi, chiesta dal magistrato torinese Raffaele Guariniello all’Istituto Superiore di Sanità, operata su un campione di 98 acque minerali, ben 86 sono risultate non in regola con la normativa vigente.
«E’ molto chiaro che fare affidamento sull’acqua in bottiglia, pensando che solo perché non viene dal rubinetto sia più pura e immune dall’inquinamento, non risolverà affatto i problemi di sicurezza e approvigionamento», afferma Gianfranco Bologna, portavoce del WWF Italia. «Ma la migliore acqua da bere non si trova necessariamente in una bottiglia», chiarisce Bologna. «Se vogliamo bere acqua pura dobbiamo porre maggiori sforzi nel proteggere fiumi, laghi e falde idriche, e poi investire in modo che tale acqua arrivi in modo sicuro al consumatore attraverso i rubinetti».
L’acqua minerale non è forse più pura e più sana e, dunque, migliore per la salute di quella potabile? Risponde Riccardo Petrella, presidente del Comitato italiano del contratto dell’acqua.
«La prima ragione del ‘male’ acqua in bottiglia, sta per l’appunto nell’ingiustificata credenza che l’acqua minerale sia più pura e più sicura dell’acqua potabile. L’acqua minerale non è né per definizione né in pratica necessariamente più pura e più sana dell’acqua potabile. Anzitutto l’acqua minerale non è considerata dal legislatore un’acqua potabile, ma come un’acqua terapeutica in ragione di certe caratteristiche fisico-chimiche che ne suggeriscono un uso per fini specifici. Per queste ragioni è consentito alle acque minerali di contenere sostanze come l’arsenico, il sodio, il cadmio in quantità superiori a quelle invece interdette per l’acqua potabile. Mentre non è permesso all’acqua potabile di avere più di 10µg/l (microgrammi per litro) di arsenico, è frequente che la maggior parte delle acque minerali siano contenute 40/50µg/l di arsenico senza l’obbligo di dichiararlo sulle etichette. Lo stesso vale per altre sostanze. Una clamorosa omissione che può essere pericolosa per la salute di chi beve sistematicamente la stessa acqua minerale per anni senza controllo medico. Ricordiamo, inoltre, che nel febbraio 2000, l’Italia ha ricevuto un ammonimento da parte della Commissione dell’Unione europea, perché i valori massimi previsti per alcune sostanze tossiche e indesiderabili nelle acqua minerali italiane erano superiori alle norme imposte a livello comunitario».
- Valore limite di alcune sostanze contenute nell’acqua potabile e nell’acqua minerale
- Valori limite acque potabili
- Decreto L. 31/2001 Valori limite acque minerali
- Decreto 542/92 – Dm 31/05/2001
- Arsenico totale (µg/l) 10 50
- Bario (µg/l) – 1
- Cromo (µg/l) 50 50
- Piombo (µg/l) 10-25 10
- Nitrati (mg/l) 50 45-10*
- Alluminio (µg/l) 200 Nessun limite
- Ferro (µg/l) 200 Nessun limite
- Manganese (µg/l) 50 2000
- Fluoruro (mg/l) 1,50 Nessun limite
* Valore relativo ad acque destinate all’infanzia