Somiglia molto al gioco delle scatole cinesi e, senza ombra di dubbio, non è una fortuna.
Un numero di soggetti troppo elevato, delle procedure burocratiche troppo lunghe per realizzare una centrale FER.
Nel nostro paese, la difficoltà principale che fa da ostacolo agli investimenti e allo sviluppo per quanto riguarda il progetto europeo sull’energia rinnovabile, è senza dubbio l’assenza di coordinazione tra lo Stato e le Regioni.
I comuni italiani che possiedono almeno una struttura che sfrutta le fonti alternative, sono passati da 3 a 7 mila nel giro di pochi anni.
In base allo studio di alcuni ricercatori presso il Criet, il grande intoppo allo sviluppo energetico è sempre la burocrazia.
Un esempio: esistono venti regole diverse per le venti regioni italiane per quanto concerne un impianto fotovoltaico, senza dimenticare gli oltre sessanta passaggi tra operatori di rete e GSE.
Se gli incentivi per costruire impianti a fonti alternative costituiscono uno stimolo, ci pensano poi le “scatole cinesi”, ovvero i diversi livelli dell’amministrazione pubblica a frenare il tutto.
Non solo, perché c’è anche una diffusa inadeguatezza delle reti elettriche.