Entro il 2020 l’Europa dovrà necessariamente ridurre le emissioni inquinanti del 20 % e aumentare della stessa cifra la produzione di energia alternativa. Si tratta di una sfida importantissima da affrontare.
Il nostro paese si posiziona in prima linea nel settore dell’agricoltura, ed è proprio dalle campagne e dai boschi che entro il 2020 verrà la produzione del 45 % dell’energia green.
Ovviamente questo processo dovrà avvenire in linea con delle politiche lungimiranti che possano permettere la produzione di cibo ed energia in modo sostenibile, che a loro volta determinerebbero sia un risparmio dei costi che si aggira intorno ai 20 miliardi di euro, sia la netta diminuzione delle emissioni di anidride carbonica.
Nella realtà del nostro presente, l’Italia è costretta ad assumersi l’onere di importare l’85 % dell’energia che viene consumata e ovviamente ciò determina il motivo del costo così alto delle nostre bollette. E’ stato stimato che ogni anno vengono persi circa 60 miliardi di euro nell’acquisto di petrolio e gas. Con una politica mirata allo sfruttamento delle agroenergie, si potrebbe diminuire la dipendenza dai combustibili fossili e automaticamente determinare un grande miglioramento della qualità dell’ambiente.
Inoltre, lo sviluppo di questo nuovo settore si assumerebbe il compito di creare nuovi posti di lavoro stimati intorno ai 250.000. La strada da percorrere però è ancora molto lunga poiché ci sono una serie di ostacoli da superare. Innanzitutto bisogna partire dal sistema degli incentivi che deve premiare l’innovazione e l’efficienza dei piccoli e medi impianti diffusi sul territorio nazionale.
Infatti, il Vicepresidente della Cia Domenico Brugnoni ha dichiarato in un’intervista che la valorizzazione energetica delle biomasse di origine agricola e forestale può rappresentare davvero un volano di crescita, ma sono necessarie politiche di sviluppo per le bioenergie che siano: chiare, certe, lungimiranti, locali e globali.