Gli esseri umani hanno già spruzzato in atmosfera prodotti chimici sufficienti per seminare il processo di assottigliamento della fascia di ozono. Il protocollo di Montreal, dall’89, vieta la produzione di sostanze chimiche coinvolte nella distruzione dell’ozono. Ma l’attività umana ha impiegato queste sostanze prima che i governi internazionali notassero il problema. Ci sono ancora abbastanza sostanze nell’atmosfera, per contunuare questo effetto per decenni, sostiene Gloria Manney, che lavora presso il Laboratorio di Propulsione Jet della NASA e il New Mexico Institute of Mining and Technology di Socorro.
L’aria sopra l’Artico è estremamente mobile, turbolenta, vorticosa e si tratta di un’area enorme. La Manney ha detto che nel mese di aprile 2011, il vortice e il nuovo buco nell’ozono si sono spostati fino tra il nord della Russia e la Mongolia. Il monitoraggio degli scienziati non se ne accorse subito, ma a livello del suolo i monitor della radiazione ultravioletta hanno segnato livelli da record.
L’utilità principale dello strato di ozono è proteggere la Terra dai raggi UV del sole. Senza lo strato dell’ozono, molte più radiazioni potrebbero giungere ad interferire con il DNA. Un buco dell’ozono mobile nelle latitudini settentrionali rappresenta pertanto un rischio per molte persone.
Gruppi internazionali di scienziati monitorano l’Artico con una serie di satelliti di osservazione, palloni sonda, stazioni di terra ed altro ancora. Alcuni dei loro strumenti, soprattutto i satelliti non sono progettati per durare molto a lungo. Gli strumenti a bordo delle astronavi Aura della NASA, sono stati concepiti per lo studio delle tracce di gas e per le misurazioni di nuvole e sono stati la chiave di questo studio. Tuttavia sono strumenti che sono stati progettati per durare circa 5 anni e adesso sono già arrivati a circa 7 anni di vita.