In un processo di termovalorizzazione di RSU vengono prodotti diversi tipi di residui solidi (scorie), per i quali è bene fare subito una distinzione per capire cosa sono questi residui e sulla pericolosità degli stessi.
Cenere pesante: è il prodotto principale delle scorie prodotte, valutando in termini di quantità rappresenta il 30% in peso e il 10% in volume del rifiuto in ingresso all’impianto. Rappresenta la frazione non combustibile del rifiuto dopo il processo di combustione.
La possibilità di riutilizzo delle ceneri pesanti, data la loro notevole mole, desta sicuramente un grande interesse.
Cenere di griglia: la porzione di cenere che passa attraverso le aperture della grata.
Ceneri volanti: rappresentano il residuo dei trattamenti di depolverizzazione e pulizia dei reflui gassosi operati dalla linea di abbattimento fumi. Quantitativamente parlando rappresentano circa il 3% in peso del rifiuto entrante e sono residui ricchi di inquinanti organici ed inorganici. Vengono raccolte dai filtri e stoccate.
Cenere di caldaia: è la cenere che viene raccolta all’interno della caldaia di recupero dell’energia. Tali residui sono composti condensati sulle pareti della caldaia.
Le ceneri pesanti e quelle di griglia vengono raffreddate e mischiate assieme, mentre tutti gli altri residui della linea trattamento fumi vengono trattate insieme a parte.
Ogni stato europeo definisce secondo la propria legislazione la pericolosità di questi due tipi di residui, in Italia le ceneri pesanti vengono definite come “rifiuti speciali non pericolosi” che possono essere recuperati solo nei cementifici, mentre le ceneri volanti vengono definite come “rifiuti speciali pericolosi”, e questo rappresenta anche l’orientamento medio degli altri stati europei.
Secondo i livelli attuali di termovalorizzazione la quota di scorie pesanti che si producono nel nostro paese si può stimare intorno a 930.000 ton/anno la maggior parte delle quali viene smaltita tal quale in discarica senza andare a recupero. Da questi residui, ancora valorizzabili, potremmo ottenere un completo recupero senza ricorrere all’utilizzo delle discariche. Le ceneri pesanti se opportunamente trattate possono rappresentare un succedaneo di materie prime per la produzione del cemento, limitando così l’occupazione di ingenti volumi nelle discariche e riducendo lo sfruttamento di materie prime.
L’attuale tendenza ecologica porta a limitare l’impiego di materie prime naturali a fronte dell’utilizzo di materiali alternativi tra cui ritroviamo proprio le ceneri pesanti residue dal processo di incenerimento RSU. Gli incentivi al recupero e al riutilizzo delle ceneri pesanti hanno portato ad investimenti in diverse tecnologie tali da inertizzare e recuperare tali rifiuti.
Il problema per il riutilizzo di tali sostanze va però inquadrato nell’ottica di un’azienda che deve far quadrare i propri bilanci per questo la maggior parte dei gestori degli impianti di termovalorizzazione, per incrementare i costi, preferisce smaltire in discarica i propri residui piuttosto che investire denaro nella lavorazione delle ceneri per il recupero di detti materiali, oppure rivenderli ai cementifici.
Le problematiche di natura tecnica sul recupero in cementificio delle ceneri pesanti dipende soprattutto dalla natura del materiale in uscita dal termovalorizzatore che presenta una notevole quantità di materiali ferrosi, materiali non ferrosi, inerti e acqua che mischiate alle ceneri non ne consentono la lavorazione immediata in cementificio.
I problemi di natura economica per l’impianto produttore di scorie riguardano spesso i costi di riutilizzo delle scorie risultano essere superiori rispetto ai costi di trasporto e conferimento in discarica.
Questi sono i principali motivi per cui ad oggi la maggior parte di questi residui finisce in discarica e solo una piccola parte di essi (trascurabile) viene recuperata.