Una grossa fetta del consumo energetico europeo è dovuto ai nostri sistemi di riscaldamento e climatizzazione, i quali rappresentano quasi la metà del fabbisogno di energia elettrica globale e, conseguentemente, producono una altrettanto elevata quantità di emissioni dannose. Per porre rimedio a questo grosso problema, e ridurre l’energia elettrica impiegata per controllare la temperatura dei nostri edifici, oltre a modificare le nostre abitudini e migliorare gli impianti, sta per arrivare una innovativa tecnologia tutta italiana.
Presentata ieri presso il Museo della Scienza e della tecnica di Milano dalla Eubios, società che si occuperà della sua commercializzazione, si tratta di una pompa di calore che, per far aumentare o diminuire la temperatura degli edifici, non sfrutta energia elettrica, bensì comunissima acqua calda (60 °C) di scarto delle centrali elettriche (o nucleari) o di qualunque altro ciclo produttivo che ne elimini in quantità sufficiente.
Il sistema, che può anche impiegare acqua riscaldata da normali pannelli solari termici, ha due possibili impieghi: per quanto riguarda gli immobili situati in zone limitrofe a centri industriali, verrà impiegata, come detto in precedenza, l’acqua di scarto degli impianti industriali; quando ciò non è possibile, invece, c’è bisogno di una piccola centrale di generazione elettrica.
L’ingegner Tarcisio Ghelfi, ideatore del progetto, stima di ridurre “del 40% le emissioni del territorio con un costo che viene ripagato in cinque anni, visto che non si paga la fonte primaria. Nel caso di nuove costruzioni, invece, il costo è zero da subito, visto che il nuovo impianto costa meno delle caldaie tradizionali”.
Noi non dimezziamo i costi: li eliminiamo con No Cunteur.
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