Nonostante le parole dette qualche tempo fa dal suo Amministratore Delegato, Paolo Scaroni (per chi fosse interessato ecco il nostro articolo a riguardo), Eni sembra andare al di là delle dichiarazioni pubbliche dei suoi dirigenti, portando a casa un risultato pratico molto interessante proprio nel settore del fotovoltaico tanto criticato.
Da tempo la principale compagnia energetica italiana collabora col MIT – Massachussets Institute of Technology – per una sinergia che avrà una durata quinquennale e che nei primi due anni ha già ottenuto discreti successi. Proprio fra questi si inserisce l’annuncio di una scoperta che mira a rivoluzionare il mercato dello sfruttamento dell’energia solare ovviando ad uno dei principali problemi di questo mercato, i costi di produzione delle celle, elevati per via dei materiali impiegati nella loro costruzione.
Vladimir Bulovic, direttore del Solar Frontiers Research Center, in cui Eni ha investito 5 milioni di dollari, alla presenza di Scaroni e di Susan Hockfield, Presidente del MIT, ha presentato innovative celle, ancora in fase di sperimentazione e ben distanti dalla commercializzazione, realizzate su carta attraverso una tecnica simile a quella utilizzata dalle normali stampanti a getto d’inchiostro, che permette di “stampare” sulla carta materiali semiconduttori.
“Da questo progetto non ci aspettiamo risultati che impatteranno sui nostri conti economici nell’arco dei prossimi anni, ma certamente il futuro è qui” ha dichiarato Scaroni, che ha proseguito: “ci auguriamo che Eni possa giocare un ruolo importante nelle energie alternative che rimpiazzeranno il petrolio”.
Le celle, realizzate da un gruppo di ricercatori guidati dalla professoressa Karen Gleason, sono costruite con tinture a base di carbonio e hanno un’efficienza di conversione della luce solare in elettricità di circa l’1,5 – 2%, un valore di certo non elevatissimo, ma la loro caratteristica fondamentale è il peso ridottissimo che permetterebbe una sensibile riduzione dei costi di installazione.
Non capisco perchè l’Eni debba investire solo al MIT, istituto di rilevanza mondiale, quando in Italia esistono dei centri di ricerca di assoluto rispetto.. bha