Si sa che il riscaldamento globale è una tra le minacce più preoccupanti che gravano sul capo degli esseri umani che abitano il pianeta terra, e probabilmente, rappresenta uno tra i più grandi e paralizzanti problemi che l’uomo debba imparare ad affrontare.
Secondo la teoria del grande economista Jeremy Rifkin, noto anche per le sue attività politiche sia pacifiste che ambientaliste, se l’uomo vuole salvarsi dall’ineluttabile destino dell’estinzione, deve inevitabilmente imparare a riorganizzare la propria società secondo un nuovo modello societario basato sull’empatia.
Le ipotesi del brillante economista, sono contenute all’interno del suo libro “La Civiltà Empatica” che mira a rappresentare concretamente i possibili vantaggi economici e ambientali che l’umanità potrebbe riscontrare nel riformulare la propria concezione di modernità.
Per Rifkin la società moderna sta per giungere alla fine, il prezzo del petrolio è giunto alle stelle, guerre per il cibo, crollo dei mercati, insomma, secondo le sue previsioni la civiltà del petrolio è davvero agli sgoccioli.
Secondo l’idea dello studioso statunitense, per poter affrontare la situazione bisogna ripensare alle politiche economiche e soprattutto rivoluzionare i sistemi di produzione energetica mettendo alla base della teoria economica l’energia termodinamica.
Sarebbe proprio il costo dell’energia a dettare i prezzi di ogni prodotto sul mercato, e in più, è proprio il cattivo funzionamento del sistema energetico che sta martoriando il pianeta, quindi, una volta modificato radicalmente tale settore, il mondo potrebbe pensare ad una sorta di terza rivoluzione industriale che lo salverebbe da un destino nefasto.
In sintesi, la terza rivoluzione industriale auspicata da Rifkin, mira a rimediare ai danni creati precedentemente, e soprattutto a rendere l’essere umano più rispettoso nei confronti del pianeta che lo ospita.