Fotovoltaico, obbligo di registrazione per i pannelli Made in Cina

In arrivo nuove misure per porre un freno al mercato cinese del fotovoltaico. Dopo la chiusura imposta dagli Stati Uniti con l’introduzione di dazi doganali fino al 250%, anche l’Unione Europea ha deciso di intraprendere una strada simile, soprattutto dopo l’accusa di dumping nei confronti dell’industria cinese. A partire dallo scorso 5 marzo, infatti, i moduli fotovoltaici in silicio cristallino, e le relative componenti, provenienti dalla Repubblica popolare cinese dovranno essere obbligatoriamente registrati e tracciati dalle autorità doganali nazionali dei Paesi membri dell’Ue, per un periodo di nove mesi a partire dalla pubblicazione di tale disposizione.

La Commissione ha deciso di chiedere alle autorita’ doganali nazionali dei Paesi membri di registrare le importazioni di pannelli solari e dei loro componenti principali dalla Cina nell’ambito delle indagini aperte sull’antidumping e anti-sovvenzioni – ha spiegato John Clancy, portavoce del commissario Ue al commercio Karel De Gucht – La decisione segue le richieste dei rappresentanti del settore industriale Ue e prevede anche l’ipotesi di un’applicazione retroattiva“.

La notizia giunge a pochi giorni di distanza dall’avvio di un’indagine anti-dumping sulle importazioni di pannelli solari e vetri solari dalla Cina. L’inchiesta è partita in seguito ad una denuncia presentata all’Unione Europea dall’associazione ProSun, che accusa la Cina di scorrettezze commerciali, in quanto i prezzi dei loro pannelli solari sono al di sotto del valore di mercato, causando così  gravi danni per l’industria europea.

Tale misura, pubblicata dalla Gazzetta ufficiale dell’UE e accolta con soddisfazione dal Comitato IFI (associazione che riunisce l’80% dei produttori italiani di celle e moduli fotovoltaici), permette all’industria interessata di segnare una data di riferimento, utile per eventuali azioni retroattive da intraprendere nel caso in cui l’indagine dovesse concludersi a favore della Cina.

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